5 mag 2013

FIABA DELLO STANCO VISO DI BIMBA

photo by Pierperrone
Da URBINO & Co

A guardarti bene, per esser sincero, hai un velo di bellezza stanca, sul viso.
Ma si, sei sempre meravigliosa e splendente.
Resti smagliante, nel tuo irresistibile fascino, ma ora c'è, sul tuo volto, un raggio di luce calante.
Certo, non si riesce a resistere alle tue forme procaci e tu, maestra d'amori, le esponi con studiata posa di femmina scaltra.
E il sangue mi sale alla testa quando con gli occhi scorro le tue morbide curve.
Il candore della tua levigata pelle di marmo contrasta con il rossore impudìco che s'accendi sulle tue gote accarezzate dal sole.
E resti sempre ancora bellissima.
Ma se ti guardo bene, è una bellezza comincia a essere stanca.
Cos'hai, dolce bambina?
Cosa ti rende la vita penosa?
Tu, amor mio, conosci l'eterno infinito.
Sai che il tempo non ti vedrà mai sfiorire.
E sai che nel tuo abbraccio l'intero creato verrà a sempre a scaldarsi.
Eppure, lo vedo, una leggera velatura offusca il tuo sguardo, come un velo represso di lacrima.
Cosa t'angustia?

No, non sono le rughe.
E non ci sono neppure ferite sul tuo musetto di gatta in calore. 
Non c'è un segno a sfregiare il tuo profilo perfetto.
Come ti vollero, bella, gli dei, così sei per tutti. 
Per sempre, così.
Non corrucciare il visino, dolce bambina vezzosa.
Non c'è offesa.
Non c'è l'oltraggio del tempo.
Hai l'aria un pò consumata, di vita vissuta, ma rende più conturbanti le tue grazie di donna.
Le tue forme rotonde si mostrano dolci a chi ti chiede d'amarti.
Ma non si può esser amati in eterno da te, volubile ninfa divina.
Tu non sai nascondere a me le tue ombre.
C'è un lento passar di nuvole grigie su te.
Un volo lontano di pensieri smarriti.
Cosa segue il tuo sguardo smarrito?

A vederti rider con tutti così, disponibile e vaga, par si nasconda quell'ombra.
Tu, che conosci tutte l'arti d'amore, sai come ingannare e nasconderti schiva.
Andare ti vedo, salire in carrozze, leggiadra.
Ti levi leggera, lieve assecondi, ansimante, il salto della danza del tempo.
Sete, stoffe, broccati, fruscia il tuo passo quando ti chini a posare, distratta, un tuo ardente bacio di brace sulla mia fronte eccitata.
Indemoniato, il mio sguardo sfiora i tuoi seni che sfuggon all'abito, subito casto.
Ma è in un istante che i miei occhi si son fatti acuti e puntuti nei tuoi.
E, come in un libro, io vi leggo le storie che tu non vuoi più ricordare.
Sei stanca.
La gloria non s'appoggia più ad eroi immortali e al valore d'un popol coraggioso.
Il peso della tua storia, tutto grava, oramai, su di te, mia vecchia stanca zingara triste.
Poveri omuncoli s'aggiran per le tue strade.
Mute di cani chiassosi e asini zoppi.
Nel tuo cielo si sono spente le stelle.
E' buio, oramai. 

Quanto dovrai aspettare per il prossimo sorger del sole, mia piccola, povera Roma?

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