5 apr 2013

FIABA DEL GABBIANO SOLITARIO

photo by pierperrone


Sto seduto, qui, ad ascoltare le tue storie magico fiume.
Sono perso, eppure sto qui, immobile, come prigioniero di un incantesimo benevolo.
Incrocio con i miei occhi il tuo sguardo azzurro e limpido, pulito.
Trasparente e puro, candido, immacolato.
Mio magico fiume, parlami, mentre sto qui, seduto ad accarezzare la tua pelle liquida che sotto le mie dita si sgoccia e m'inghiotte in un lenzuolo d'amore.
La tua voce è la voce della mia anima e quando mi parli è dal centro del cosmo che la tua voce mi giunge.
Fiume magico, nel tuo grembo si è ingravidata la mia vita, si è fatta rami e foglie e fiori e frutti carnosi e dolci.
Sei velluto, sei candore, sei dolci anse in cui mi avvolgo, sei spire in cui mi lego, sei mani che mi prendono, sei pelle che mi scalda, sei sfioramento e carezze e sfinimento...
Rabbrividisci, come me.
Nella tua carne affondo e dolcemente mi perdo.
Scopro il mondo e sogno, dentro di te.
Nella tua carne d'acqua la mia carne scopre la carne di cui  siamo fatti, io e tu, mio fiume innocente.
Ah come ti desidero, fiume della mia vita!
Ti ho sempre desiderato!
Tu nasci dalla carne del mondo e da quella carne ti sei fatto acqua, per esser fiume, spinto e mosso dalle carezze di cento braccia, morbido corpo che si dona, corpo che dona piacere, piacere che semina piacere, piacere che diventa mondo, mondo che diventa vita.
Carne della carne, vita della vita.
Desiderio e passione e brivido e carezza e bacio ...

Me ne sto qui seduto mentre t'abbraccio.
E ti stringo, ti faccio mio.
Entro dentro di te per esser, con te, un corpo solo.
Il mio amore è la tua voce e la tua voce canta e le tue strofe sono la mia voce e le la mia voce è storia e la storia è mondo.
Con gli occhi sprofondo in cielo e il cielo si fa soffice letto.
Avviene lì l'incontro dei nostri corpi e lì canta, la nostra carne, il canto eterno dell'amore, lì, dove il cigno bianco e il cigno nero s'accarezzano.
Ecco, e ora che siamo acqua, acqua della stessa acqua, siamo spinti dalla corrente, dalla stessa corrente che spinge il mondo.
Mentre dentro di te spinge la potenza dolce dell'amore, una corrente rapisce i nostri corpi uniti e li porta e ci spinge...
E' la corrente della mia vita, che è corrente della tua stessa vita, è la corrente della vita che diventa vita, è la vita, è la vita della stessa vita che, forte, potente, dolce umore dell'amore, scorre e si fa eterno.
Sul mio petto spunta un fiore bianco, candido fiore di ninfa, avide foglie verdi, carnosa pelle bianca, insaziabile bocciolo d'amore.
Vorrei succhiare i suoi baci e bere il suo nettare profumato d'amore.
Le mie dita stringono forte il suo cuore delicato e sento sotto la pelle gli spasmi che struggono il suo cuore dolce.
Avidamente bevo i suoi sospiri spezzati ma la mia sete riarde di nuovo desiderio e non mi disseta il suo respiro che mi scende nella gola.
Tu, mio fiore di carne dal cuore rosa, mi sorridi, ma guardi già lontano.
Il tuo battito scorre laggiù, dove ormai corre volubile il corso del fiume che s'allontana rapìto dal tempo...

M'aggrappo alle sponde dure e affondo le dita nella nera terra, m'intreccio al canneto e m'impasto nel tuo fango.
Mi faccio terra, imploro e piango per ritornare ad essere uno, io, lo stesso che amasti, ciò che ieri fui, ciò che un attimo fa, appena, fui con te, ciò si fece unica cosa con la vita, ciò che, insieme, eravamo. L'infinito, l'eterno, l'amore estremo.
Ma la tua voce, ormai, scorre più lontano.
L'ansimo e l'impeto si sono fatti solo rimbombo, eco. 
Il sussurro, sibilo.
Il ricordo, corrente, che scorre e dimentica.
Ecco, ora sei lontano, ancora, sempre, più lontano.
Ed io ti guardo andare, da lontano.
Sono, lo capisco, un gabbiano, un gabbiano che s'allontana, un gabbiano solitario, leggero, che nell'aria tersa, vola alto.
Sono un candido angelo spensierato, ignorato dall'amore, si, ignorato dall'inconsapevole destino e sordo e cieco! 
Per sempre.
E' la mia natura.

Muto, ormai, muto è restato il tempo, muto, il silenzio, e vuoto.
Neanche l'aria ormai, sazia più i miei polmoni, restati avidi ancora del tuo respiro, del tuo fiato, della tua corrente intrepida della vita che, ormai, da me s'allontana.
Non mi saziano più le tue carezze, rarefatto fantasma, non mi basta più quel che un attimo fa, appena, prima di questo nostro muto silenzio, mostruoso ed  esterrefatto, era il nostro sospiro che l'amore sincopava.
Neppure più, in quest'aria inutile e fredda, si sostiene il mio incauto volo.
Precipito in basso dal più alto dei cieli, senza più raggiungere la meta a cui mi sentivo destinato.
Lontano sento scrosciare le tue acque.
Con l'occhio ebete le guardo, ormai, senza vedere.
E' un gabbiano, ormai, questo corpo pesante.
Sordo, son sordo, non odo più la tua voce.
Mi hai lasciato andar via.
Mi hai lasciato, mi hai derubato, hai depredato l'ultimo ansito del mio amore fremente e te lo sei portato via.
E poi, ahimè,  lo hai lasciato, l'hai lasciato scivolar via, l'hai lasciato andare come futile, inutile, cosa e l'hai dimenticato, come si dimentica un capriccioso desiderio.
E ora che vuoi, ora, più, fiume della vita che vuoi, più, tu da me?
Ora che, cupo, mi guardi, torvo, da così in alto, e lontano, che, atterrito, sulla schiena devo sdraiarmi per piantare il pugnale del mio sguardo dritto negli tuoi occhi?
Che vuoi, ormai? 
Tu, da me, sei fuggito.
Mi hai lasciato solo, qui, seduto, a piangere sulla ruvida sponda.
Sento tintinnare ancora, spensierata, la tua voce argentina, ma un pò più lungi, più distante, distrattamente s'è invaghita di un nuovo passante. 
Potrei essere anch'io, ma io non sono.
Il tuo sorridente sguardo è lui che invita, ormai non me.
E a me non hai lasciato neanche una lettera su una sgualcita foglia, una coppa in cui versare il pianto d'un ricordo fugace, d'un amore di strada, passeggero.
Ma mi resta il corpo, ancora, il desiderio possente, il palpito che batte, rimbomba, scuote...
Mi riempie invano, ma mi gonfia le piume in petto.
Posso volarmene, altrove, ormai.
In cerca d'un'altra riva, d'un'altra sponda di sogno su cui atterrare...

4 commenti:

  1. Mi piace perchè nasce o si allaccia in qualche modo, a quella foto che mi ha colpito e che dà l'esatta sensazione di quel che racconti, soprattutto della parte finale. Mi dà la sensazione di qualcosa scritto d'implulso, la descrizione di uno di quei momenti in cui ci si perde e ci si sente un tutt'uno con quello che ci circonda. E poi il riemergere alla realtà... Mi piace come descrivi il fiume, ci sono alcune immagini molto intense:
    "sto qui, seduto ad accarezzare la tua pelle liquida che sotto le mie dita si sgoccia e m'inghiotte in un lenzuolo d'amore."

    "Tu nasci dalla carne del mondo e da quella carne ti sei fatto acqua, per esser fiume, spinto e mosso dalle carezze di cento braccia, morbido corpo che si dona, corpo che dona piacere, piacere che semina piacere, piacere che diventa mondo, mondo che diventa vita."

    "M'aggrappo alle sponde dure e affondo le dita nella nera terra, m'intreccio al canneto e m'impasto nel tuo fango.
    Mi faccio terra, imploro e piango per ritornare ad essere uno, io, lo stesso che amasti, ciò che ieri fui, ciò che un attimo fa, appena, fui con te, ciò si fece unica cosa con la vita, ciò che, insieme, eravamo."

    queste, in particolare...

    C'è qualcosa però, non so...alcune parti le sento molto scorrevoli ed immediate, altre invece le sento un po' più forzate. Non so dirti bene il perchè. Forse la forma che hai usato o qualcos'altro...
    Perdonami se mi sono permessa, sono solo sensazioni personali, quindi assolutamente opinabili. Del resto io non sono certo una letterata, quindi... :-)
    Il racconto mi piace comunque, e ti ho visto leggendolo, lì ad amoreggiare col fiume.
    Sei forse tu, amico mio, una delle anime distese, ad asciugare al sole? :-)) Credo proprio di sì...
    Un abbraccione

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  2. Ma sai che sei un favoliere? Io ti preferisco così in queste scritture lievi, quasi un po' femminili, col sapore antico di quando lo zucchero filato sembrava una nuvola e il mangiarlo faceva volare, volare lontano nel sogno, cos'è la favola se non un sogno :)io sono esperta di sogni...e poi sei un bravo fotografo la foto è MERAVIGLIOSA.
    Ciao...smack!

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  3. Si credo di essere un'anima che amoreggia col fiume.
    Anzi, è il fiume che mi chiama, mi corteggia mi avvolge con le sue spire...
    Non so perchè il fiume mi attira, anzi, ancora, è l'acqua, in questo periodo che mi attrae...
    Chissà.
    Psicanaliticamente avrà un significato.
    Chissà.
    Ma mi piace; essere attratto, provare attrazione, vuol dire essere vivo, no?
    E allora viva la vita.

    Il racconto in qualche punto cede.
    Beh, cara amica mia, ti stupirò, ma è forse una delle cose più belle che mi puoi dire.
    A me piace raccontare, scrivendo scopro il mondo che c'è in me e attorno a me. E scopro che quel mondo non è solo mio, ma piace anche a qualcuno.
    Ma tu metti un'asticella, alzi un livello.
    Con la sincerità di un'amica mi fai vedere che qualcosa non è come potrebbe. Mi regali le tue sensazioni vere.
    Per me è importante.
    Quanto e forse più di quando mi dici "mi piace".
    Il "mi piace" mi fa piacere, m'inorgoglisce. Ma poi può diventare una trappola in cui si può cadere anche inconsapevolmente.
    Le incrinature, le debolezze, i punti fragili da cui non posso affrancarmi sono invece una spinta, un'incitazione.

    Una critica che io mi muoverei, in questo racconto - e in questo periodo - è la ripetitività.
    Alcuni spunti nuovi li sento, ci sono, ma c'è anche stanchezza, sarà la mia di questo periodo, il desiderio di riposo, di staccare la spina, oppure (anzi, anche) l'amarezza per il mondo attorno a noi, qui, in questo povero paese ... ma il volo non è troppo alto. Il gabbiano è pesante. Vola sullo stesso punto un pò monotono.
    Io mi sento così, come "scrittore" in questo momento.
    Mi piace di più fotografare.
    Più immediato, più istintivo.
    Più vivo, anche.
    Insomma, le foto vengono anche da sole, malgrado il fotografo, in questo periodo.
    Poi, quando le aggiusto, le metto a posto, le carico troppo di effetti, troppe ombre, troppi colori, troppo peso su quelle immagini...
    Ma qualcuna di quelle foto viene bene davvero.
    Come questa del gabbiano.

    Un abbraccio e un bacio.
    Piero

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  4. Paoletta mia, tu hai piacere a leggere le favole. Le mie, bene o male, raccontano le sensazioni di un momento, di un pensiero che scorre sotto traccia.
    Sono contento che tu trovi piacevole questa storia, come pure la foto.
    Un abbraccio e buona domenica!
    Piero

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